Dal palatium imperiale al palatium pontificio
DOI:
https://doi.org/10.5617/acta.5695Abstract
A partire dal I sec. d.C. il nome del colle Palatino passa a designare il palazzo imperiale. Le definizioni di Cassio Dione, del Codice Teodosiano e di Procopio insistono sul fatto che il palatium è riservato all’imperatore. Ciò diviene particolarmente evidente a partire dal IV sec., con il moltiplicarsi delle sedi imperiali si hanno diversi palatia, non solo nelle capitali, ma anche in diverse città dell’impero. Con il tempo il termine passa a indicare anche la corte o l’amministrazione imperiale. Il termine viene utilizzato ancora nel VI e VII sec. per indicare la sede dei re goti, longobardi e vandali. Nel VI sec. a Roma abbiamo l’attestazione esplicita di altri tre palatia: Licinianum, Sessorium, e Pincianum. Altre attestazioni dipendono unicamente da letteratura apocrifa e passioni martiriali. In tutti questi casi, in mancanza di indicazioni topografiche specifiche o contestuali che orientino differentemente, si deve intendere con palatium la reggia sul Palatino. Tuttavia in queste fonti il palatium costituisce un topos letterario legato al giudizio del amrtire, che spesso non conserva una reale memoria topografica. Una volta sviluppatasi una tradizione relativa a un palatium, questa può generare a posteriori identificazioni e aggiustamenti per far corrispondere al testo entità monumentali non più funzionali. Un esempio è il caso del palazzo di Nerone in Vaticano. L’ultimo slittamento semantico si ha a seguito dell’abbandono definitivo del Palatino e della fine del ducato romano: all’inizio del IX sec. appare per la prima volta la dizione sacrum palatium lateranense per indicare la sede del pontefice romano.
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