L'immagine come mediazione fra uomo e Dio
DOI:
https://doi.org/10.5617/acta.5738Sammendrag
In relazione al problema dei contrari, affrontato già dai Pitagorici e da Eraclito, l’arte, intesa come rappresentazione di una realtà presente o assente, si delinea come finzione e viene intesa come quel contrario della realtà che non sono ha il potere di ingannare, ma anche il potere di rendere possinile un accesso alla realtà stessa precisamente attraverso il suo carattere di finzione. Dopo una considerazione della valenza delle prime immagini prodotte dall’uomo nelle caverne paleolitiche, il problema dell’arte e dell’immagine sarà affrontato, in relazione alle sue dimensioni religiose e teologiche, percorrendo le fondamentali riflessioni della filosofia greca, che comprendono tutte le posizioni di pensiero – iconofile e iconoclaste – che il pensiero occidentale svilupperà successivamente. Alla luce di questo percorso saranno indagate le potenzialità dell’immagine e dell’arte dal punto di vista di una religione, quella cristiana, che si fonda sull’idea dell’incarnazione del figlio di Dio concepito come immagine del Padre, come figura che comprende e realizza in sé la coincidenza degli opposti più estremi: l’uomo e Dio. Le possibilità di una teologia cristiana dell’arte saranno indagate in base alla struttura della rivelazione, così come essa emerge dal Vangelo. In conclusione, quali paradigmi per una riflessione filosofica e teologica sul problema dell’arte e dell’immagine, saranno prese brevemente in considerazione le posizioni di Cusano, Schelling e Hegel.
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