Immagini sacre a Roma tra VI e VII secolo. In margine al problema "Roma e Bisanzio"
DOI:
https://doi.org/10.5617/acta.5714Sammendrag
L’arte e le espressioni figurative di culto della Roma di VI e incipiente VII secolo vengono di frequente giudicate come riflesso di quanto avveniva a Bisanzio. Una rinnovata analisi delle prime fasi della decorazione pittorica di Santa Maria Antiqua e una riconsiderazione delle più antiche icone mariane (da quelle di Santa Maria Maggiore e da Santa maria Antiqua fino all’icona del Pantheon) permettono tuttavia di sostanziare una diversa valutazione dei fatti, finora proposta solo su casi indivudali. È ben possible che già prima della riconquista bizantina e dell’“età giustinianea” il culto mariano si sia affermato nella Roma dell’iniziale VI secolo, senza che necessariamente esso fosse veicolato dalle pratiche culturali constantinopolitane. Lungo il VI secolo, dalla chiesa dei SS. Cosma e Damiano fino a San Lorenzo fuori le mura, i programmi musivi romani mostrano specificità romane innegabili e persino l’immagine absidale di Sant’Agnese, nel VII, viene percepita e accompagnata da versetti poetici che la radicano nella cultura classica dell’urbe.
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